18 ottobre 2022
L'agire della Fondazione Theodora presso bambini con disabilità
Ogni settimana, la Fondazione Theodora manda in visita i dottor Sogni in ospedali e istituti di pedagogia curativa in tutta la Svizzera. Thierry Jacquier, formatore presso la Fondazione Theodora ed egli stesso dottor Sogni, ci parla delle particolarità delle visite negli istituti per bambini con disabilità.
Thierry, quali sono le differenze tra le visite negli istituti specializzati e quelle negli ospedali?
L’approccio è completamente diverso. Quando ci rechiamo negli istituti specializzati, visitiamo i bambini non come dottor Sogni, ma in veste di «Signor e Signora Sogni». Infatti, questi bambini non sono malati, ma vivono e si esprimono nel loro mondo, secondo un proprio ritmo. Per tale motivo non ci presentiamo con il nostro camice bianco, ma con degli altri costumi. La grande differenza con le visite in ospedale è che qui i bimbi non «barano» affatto. Ci mostrano con uno sguardo, con la lingua del corpo o anche con una parola se vogliono partecipare o no. Il contatto è molto più autentico, senza filtri, ma è proprio questo l’aspetto più bello.
Come si svolgono le visite del «Signor e della Signora Sogni»?
Dipende dagli istituti. Ci adattiamo al loro modo di funzionare e alle loro aspettative. Tutto poggia su una stretta collaborazione con i rispettivi team pedagogici. A volte le classi interrompono la loro lezione per le nostre visite. In questi casi proponiamo una mini-performance o un’attività comune. In altri istituti specializzati visitiamo i bambini nei loro spazi abitativi. Integriamo questo spazio in modo situazionale nella nostra visita, che può avvenire al momento di alzarsi, durante la merenda o un’attività di svago. In questi casi, ci caliamo nel ruolo di un amico che trascorre del tempo con i bambini e si inserisce nella loro quotidianità. A volte cogliamo un tema e lo sviluppiamo come unità, ad esempio con degli aeroplanini di carta. Alcune volte funziona bene, altre meno. Per fortuna in questi casi possiamo contare sul supporto dell’équipe pedagogica che, se necessario, ci tira fuori dai guai e ci aiuta a cambiare rotta in tempo. Ci vuole pazienza e a volte tempo, questo è chiaro. Mi ricordo ad esempio di un bambino che ha impiegato cinque anni ad accettare la mia presenza. E proprio questo bambino è oggi il primo che ci aspetta impaziente sulla soglia il giorno delle visite.
Quali sfide comporta una visita in un istituto specializzato?
Incontriamo bambini con handicap gravi, le cui reazioni sono difficili da determinare. Con il tempo, e in particolare con l’aiuto dell’équipe pedagogica, riusciamo a cogliere e interpretare alcuni dettagli quali suoni, sguardi o movimenti e a offrire così ai bambini momenti ludici tagliati su misura per loro. Per farlo ci vuole tempo.
Cosa ti dà il lavoro in questi istituti specializzati?
I bambini ci restituiscono molto. Come già detto il loro riscontro è molto diretto, forte, autentico e completamente senza filtri. Se sono contenti di vederci ce lo dimostrano. E ciò ci mostra a sua volta l’importanza e il valore di questo programma.